Iaido, l'arte del samurai

Lo Iaido e' considerato da molti l'essenza moderna del Budo. Equilibrato nei suoi movimenti, semplice nella sua eleganza, lo Iaido e' pervaso da una serie di relazioni profonde: un respiro, un taglio, una vittoria. Lo Iaido incorpora in se il minimalismo estetico giapponese, dove ogni movimento e' marcato dalla profondita' spirituale derivante da centinaia di anni di studio nel massimo rispetto della vita e della morte. Oggi lo iaido e' una via aperta a tutto il mondo, che porta all'amicizia, al rispetto e all'onesta'.

martedì 16 luglio 2013

LA CONCA DELLE 5 ALBICOCCHE

Di rientro dal Giappone e subito un sacco di cose.

Forse la più grande è che ABBIAMO UN DOJO TUTTO NUOVO E TUTTO NOSTRO!

Quale migliore auspicio per una pratica ancora più profonda e proficua?

Banzaiiiiiiiiiiii

sabato 13 luglio 2013

10!

10
Dieci è un numero pieno, completo, dall'uno allo zero. Un giro intero.
Dieci sono le volte che sono venuto in Giappone e, come un'alfa e un omega che si ricongiungono, dove l'inizio è la fine e la fine è l'inizio, anch'io chiudo questi primi 10 viaggi con un ritorno alla prima volta.
Ricordi. Dio, quanta vita!
La prima volta era piena di paurA, di incertezzA e di speranzA.
La decima volta è stata piena di paurE, di incertezzE e di speranzE.
Come all'ora non sapevo cosa mi attendeva qui e non sapevo cosa mi attendeva al mio rientro.
Venire in Giappone è sempre stata una piccola fuga, fatta però con la voglia di tornare a casa per vedere cosa sarebbe successo. Così anche oggi, parto con la nostalgia di questo strano posto ma anche con la voglia di affrontare quello che mi aspetta.
Fare iaido qui in Giappone, per me ha un sapore particolare, ma nel tempo è cambiato, oggi è più maturo, consapevole, più capace.
La tecnica, aumenta ma incredibilmente il livello che vorrei raggiungere si fa sempre più lontano. Nuove difficoltà, nuovi limiti, nuovi obiettivi.
E lo spirito? 
Semplice: nuove difficoltà, nuovi limiti e nuovi obiettivi.
In tutta questa, noiosa, lista di ignoranze, c'è però una cosa che ho oramai capito bene.
Lo iaido fa così parte della mia vita che potrei anche smettere domani.
Sembra un controsenso ma non lo è affatto.
Per favore, non parlatemi di Samurai o di Budo o di robe marziali, mai sentito nulla.
Io sto parlando di un mezzo, di uno strumento di precisione, per incidere nel profondo la materia di cui sono fatto, e vederci cosa c'è dentro.
Una volta che hai tagliato in profondità, non ti serve altro, quello che vedi lo vedi per sempre.

Cazzo, che figata!

dezz




venerdì 12 luglio 2013

Il rapporto stechiometrico nello iaido

Nello iaido esistono tante cose, così come nella briscola e nelle bocce, stanotte ne ho scoperta un'altra!
E' il rapporto stechiometrico.

Questo indice è comunemente usato per definire quante parti di benzina e di aria finiscono nei motori a scoppio.

Nello iaido, lo si definisce in base a quante birre si bevono per accompagnare la zuppa al curry fatta al volo dal Maestro a mezzanotte, dopo 5 ore di allenamento.

Diciamo che è piuttosto sbilanciato verso le birre...
E' per questo che vado a nanna senza scrivere le solite cazzate sulle mani, i piedi e il loro spirito individuale!

Gnotte!


mercoledì 10 luglio 2013

Delle mani, della spada e del sudore

TE NO UCHI, che significa più o meno come chiudere la mano, ha un valore fondamentale nello iaido.
Tecnicamente è il più importante.
Spiritualmente è il più importante.

Tecnicamente è fondamentale perchè la spada è un'arma di precisione, di estrema precisione. E va tenuta in modo non casuale, ma assolutamente determinato. La mano lavora sulla spada in modo continuo, ha punti esatti di contatto che si devono prendere e lasciare in continuazione. Senza sbagliare.
Non fare questo esercizio vuol dire non fare iaido!

Se non conosci Te No Uchi non tagli, se non lo conosci non tieni veramente in mano la spada, e con le mani completamente bagnate, con il sudore che ti scorre dai polsi verso il palmo, se non sai farlo, semplicemente perdi la spada (o la usi al 10% del suo potenziale).
E ancora, se non lo sai mettere in pratica, 3 ore di allenamento a 35 gradi diventano un tormento infinito e, soprattutto, inutile.

Come qualsiasi strumento di precisione, la spada va impugnata con maestria.

E poi c'è lo spirito.
Fiumi di inchiostro, torrenti impetuosi di filosofi marziali a riempire inutili e ignobili pagine di cazzate.
La spada parte del nostro corpo, del nostro spirito e via "mal" dicendo, quando non sanno nemmeno tenere in mano una spada, quando li senti prendere asugi 2 volte su 10.
Cosa si deve pensare allora, che si sono connessi allo spirito sbagliato? O uno a caso?

C'è un Kata che oramai faccio discretamente, il Maestro me lo sta insegnando nei dettagli da anni, e ancora oggi, pur con tutti i movimenti, con la velocità e la precisione di cui sono capace e di cui è soddisfatto (relativamente al mio livello), se non prendo il primo asugi, subito con la prima estrazione che è tra le più complicate dello iai, mi ferma.
Giusto, non avrebbe senso continuare il kata solo per fare movimento.
O tagli o muori!

Lo iaido è questa incredibile fusione di cose, che si basa sulla prima e più importante: spada e uomo, attraverso le mani.
Per dare dignità a tutto il resto, non si può prescindere da questo.
E se anche ci si fermasse a questo studio, se ne avrebbe per tutta la vita, e dentro di questo si potrebbe trovare tutto quello che cerchiamo.

--- mani si chiudono sudate
--- una spada aspetta
--- battiti di cuore

d

martedì 9 luglio 2013

Del trasmettere e della concentrazione.

Da qualche anno il Maestro insiste sul modo di trasmettere le informazioni. Che poi ci si riesca o meno, poco conta, nel senso che il rapporto allievo insegnante, benchè sbilanciato, deve vedere tutte e due le componenti al lavoro.
Il Maestro pone l'attenzione su punti per lui importanti:
- tagliare nel modo corretto, te no uchi, asugi.
- posizione del corpo sempre con seme verso l'avversario
- movimenti diretti e logici
- una esecuzione grande, rilassata ma efficace.
All'interno di questi punti, ci sono una miriade (che significa tantissimissimi!) di dettagli più o meno visibili.
Alcuni sono relativi al suo stile e quindi apprezzabili solo da Lui e da noi.
Alcuni sono relativi all'essenza del Budo e quindi che dovrebbero essere apprezzati da molti.
Altri ancora, non visibili, o non facilmente percepibili.
Metti insieme tutte queste cose e ti ritroverai a fare iaido, se veramente vuoi fare iaido, con la massima concentrazione possibile. 
Il cervello che, al contrario di quanto si creda, non è multitasking, deve inevitabilmente porre la propria attenzione su tutto questo.
Prima suda il cervello, poi suda il corpo.


Il giorno perfetto, o quasi.

Se esiste un giorno perfetto, bhè, quello deve assomigliare molto al mio di oggi.

Sveglia alle 5, positivo giorno di lavoro a Tokyo, rientro facile accompagnato da notizie varie di sicuro interesse e possibilità di sviluppo, visita spirituale ad un vecchio dojo (che atmosfera ragazzi!), allenamento speciale per "giovani di belle speranze", cena preparata dal Maestro come solo lui sa fare, l'immancabile trenino di bottiglie "sacre", una tarda serata con vecchi amici (Maekawa non lo vedevo da 5 anni ma è rimasto la stessa spassosissima macchietta di un giapponese) e anche un bel terremoto di scala 4, il giusto per non farsela sotto.

Vediamo un pò: cosa mi manca?

Lo so io, mi manca un Gundam Real series da costruire. Venerdì vado ad Akihabara a comprarmelo!


lunedì 8 luglio 2013

La ciotola delle 5 prugne

Bene, il nome ci sarebbe.

In giapponese suona benissimo per noi che non ne conosciamo il significato, ma credo sia giusto dare al nuovo dojo un nome che suoni italiano, scimmiottare è la peggior cosa.
In questi giorni, il Maestro mi ha fatto notare alcuni gaijin, stranieri vestiti "alla giapponese" penosi a dir poco.
E allora la nuova palestra, sede del gruppo italiano SHIOSHIKAI del Maestro (e questo non è scimmiottare perchè il nome ce lo ha dato lui), avrà un nome italiano. Che però si ispira al mom del Maestro:
5 prugne dentro una ciotola.
Ma cosa possono rappresentare per noi ste 5 prugne? Ah, non sono secche.

Mha?

ok, bevuto troppo anche stasera....

oiassuminasai!


Il respiro delle orecchie

Quando mi si aprono le trombe di Eustacchio e comincio a respirare anche dalle orecchie, allora vuol dire che non mi sono risparmiato!

che figata!

i limiti, i limiti, quanti hanno provato i propri limiti fisici?

il limite non è una barriera, è uno stato fisico (e dai, anche un pò psichico così Antonio è contento), che non significa che non ci si possa stare per un determinato tempo, ma solo che da li non puoi in nessun modo aumentare, alzare, andare oltre. ma, a volte, si ha quasi la sensazione che si possa tenere quello stato indefinitivamente, ma credo che ad esagerare ci sia il collasso, o la morte. Di sicuro meglio fermarsi, soddisfatti e stremati.

Poi c'è la birra.....

che figata!

domenica 7 luglio 2013

Le banalità illuminanti

Nel ritornare studente, puro e semplice studente sotto la guida del Maestro, cosa che ha tutto un suo significato che non sto qui ad approfondire, se si è veramente aperti all'esperienza in corso, accadono diverse cose. A me.
Mi libero dalle sovrastrutture e mi predispongo pienamente al giudizio, al consiglio e alla fiducia.
Ovvio, non è subito così, istintivamente cerco di fare bella figura, di fare il mio meglio, ma in realtà, così facendo, cerco solo di nascondere i limiti e le mancanze.
Ieri il tutto deve essere stato co ......

mi sono già rotto i coglioni di scrivere stà roba!

il Maestro mi ha detto: non nascondere gli errori altrimenti io non posso insegnarti!

ecco.

poi per due ore e litri di sudore, non ho nascosto più un cazzo. 


poi a cena, abbiamo parlato di spirito. Antò: ho ragione io!

oiasuminasai!

martedì 2 luglio 2013

Cambio di paradigma

Ieri sera interessante lezione di iaido, ok, non dovrei dirlo io, ma mi riferisco al fatto che è stata interessante per me.
Nel mio solito sproloquio, che tanto piace ad Antonio, me ne sono uscito con un cambio di paradigma:

Non è attraverso la concentrazione che si controllano i movimenti, ma è il controllo dei movimenti che porta alla concentrazione.

Appena detta sta stupidata, mi sono subito messo nella disposizione mentale di ritirarla e, con un sorriso, chiedere scusa e ritrattarla. E invece no. Le parole uscite così spontaneamente che, come spesso accade, riflettevano davvero il mio pensiero.
La "concentrazione" è uno stato mentale prima che fisico, ma non è la concentrazione che mi fa muovere esattamente come voglio il mignolo della mano destra, o le palpebre o le spalle. Il controllo del movimento del mio corpo è un comando preciso e conscio del cervello.
Il controllo tecnico del mio movimento, con  l'aumentare della difficoltà, mi porta ad uno stato di concentrazione. Da quel momento, la capacità di controllo e non controllo si amplifica.
Per una buona parte dell'allenamento, ieri sera, ho spinto i miei compagni a controllare con forza, e quindi ad evitarli, tutta una serie di movimenti inutili, falangi, spalle, sageo, e tanti altri, con il risultato che man mano miglioravano ma non completamente. Poi ho chiesto loro di eseguire i kata senza sbattere le palpebre...
incredibilmente di colpo, hanno tutti smesso di muovere dita e ditine, spalle e sageo. 
Erano in uno stato di concentrazione.
Non trascendenza, ma uno stato psico fisico notevole. La prova che la concentrazione è una conseguenza non un punto di partenza.
Come dire: non si può partire dal purè se non sbucci prima le patate!

e si va avanti....