Iaido, l'arte del samurai

Lo Iaido e' considerato da molti l'essenza moderna del Budo. Equilibrato nei suoi movimenti, semplice nella sua eleganza, lo Iaido e' pervaso da una serie di relazioni profonde: un respiro, un taglio, una vittoria. Lo Iaido incorpora in se il minimalismo estetico giapponese, dove ogni movimento e' marcato dalla profondita' spirituale derivante da centinaia di anni di studio nel massimo rispetto della vita e della morte. Oggi lo iaido e' una via aperta a tutto il mondo, che porta all'amicizia, al rispetto e all'onesta'.

giovedì 19 settembre 2013

Del giudizio "soggettivo assoluto"

Colgo la coincidenza di alcuni allievi che mi chiedono con interesse delle gare, con il recente articolo di Giuseppe che potete leggere qui: http://www.kendo.it/wordpress/?p=1309  sull'arbitraggio nello iaido.

Premessa: no arbitri, no gara!
Quindi, a prescindere da qualsiasi considerazione soggettiva, il giudizio dell'arbitro è necessario, che ci piaccia o meno.

Giuseppe parla del modo in cui giudicare, a quali cose dare più o meno peso, e ovviamente lo fa dal punto di vista dell'arbitro, ma come sono messe le cose dal punto di vista del competitore?

Chi tra le due figure ha più da rimetterci, chi si mette più evidentemente in gioco è colui che si presta ad essere giudicato, e non solo dagli arbitri ma anche (e soprattutto) da tutti gli altri presenti, allievi, competitori, Maestri, istruttori, pubblico, familiari, televisioni, radio, email, facebook, twitter, ask e così via...

E cosa si aspetta il povero competitore dagli arbitri? Ovvio: che lo votino!

Questa che sembra una considerazione banale è invece il nocciolo del problema. Guarda caso ne abbiamo parlato col Maestro proprio pochi giorni fa; testuali (mal tradotte) parole: gli avversari durante la gara sono 4, ma i più importanti sono i tre che hai davanti, gli arbitri appunto.

Quindi, sorvolando sul tema in assoluto più pregno che è quello che lo iaido che dovremmo fare è uno solo e non dovrebbe esserci distinzione tra gara, esame o studio, il povero competitore come si dovrebbe porre?
Li vuole battere sti tre avversari oppure no?
Per esperienza, qui si tratta di venire un po' a patti con la propria coscienza iaidoistica e di saper modulare un po' la propria performance.

Conoscere gli arbitri, il loro modo di giudicare, è fondamentale se il nostro desiderio è quello di cercare il risultato. E qui mi tocca tralasciare un altro tema cruciale: se sia lecito o meno cercare di vincere una gara di iaido.

Ma se lo fosse, allora dobbiamo prestare attenzione ai parametri di valutazione della terna. Quanti di loro sono più sensibili alla precisione dei dettagli e quanti all'efficacia complessiva?

Ecco, per un competitore, è molto più facile sapere di essere giudicato oggettivamente che non soggettivamente: cominciamo a giudicare il livello tecnico e poi, in condizioni di parità, mettiamoci pure dentro il tempo, lo spirito e la bellezza complessiva. Robe soggettive appunto ma che fanno la differenza per occhi davvero esperti.

E questo è quello che oggi, al mio livello, mi aspetto maggiormente dagli arbitri e che, ad onor del vero, spesso riscontro.

Ciò non di meno il bello è che, e ne ho anche in questo caso esperienza, più il livello di arbitri e competitori si alza e più si va verso un parametro di giudizio che definirei "soggettivo assoluto".

In Giappone esistono gare tra scuole antiche, il che significa che i due competitori scelgono liberamente i 5 kata che esibiranno, kata che verosimilmente gli arbitri non saranno in grado di giudicare per i dettagli di piedi, angoli, punta della spada e altri vari "check point", ma saranno dunque chiamati a giudicare quasi esclusivamente per le fondamenta dello iaido e, in definitiva, con l'emozione che l'atleta sarà stato capace di trasmettere. Ma parliamo di un altro mondo, di un altro livello.

Tornando un passo indietro e concludendo, il rischio è che se si libera troppo l'arbitro dal non valutare i punti oggettivi, lo si deresponsabilizza e, magari senza averne il livello, si metta a giudicare troppo con la pancia o con qualcos'altro... e la crescita parallela  di competitori e arbitri va a farsi benedire.

Antei!

2 commenti:

  1. Il mio Maestro di riferimento in Giappone spesso parla di arbitraggio e dice (sintetizzando molto)
    esistono diversi livelli di competenze arbitrali.
    Un arbitro principiante, agli inizi, conta gli errori tecnici. Anche questo non è facile perchè
    1) deve vederli tutti in entrambi i competitori (nella prova che abbiamo fatto lui ne ha visti 18 io 8.......)
    2) deve saper dare loro un valore (quanti sono gli errori piccoli e quali gravi?)
    Come esempio lui dice c'è una line per ogni competitore e questa scende di 10 o 30 a seconda dell'errore (scala che ognuno deve costruirsi)
    Arbitro un pò più esperto: deve valutare contemporaneamente gli errori e le cose positive. L'esempio è la solita linea che scende per ogni errore e sale per ogni cosa positiva. Anche qui bisogna vederle ed avere una scala di riferimento
    L' Arbitro bravo giudica con il cuore valutando tutto l'insieme (però ha ben preciso nella sua mente l'insieme di errori e di cose positive dei due competitori e la scala di riferimento , perchè non si può escludere la questione tecnica ). Insomma veramente difficile
    Danielle

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  2. e si, cara Danielle, come dicevo è una questione di livelli, il problema è che, paradossalmente, il livello più difficile mi sembra proprio il primo, perchè beccare gli errori non è così facile quanto potrebbe sembrare (il tuo è un buon esempio, 18 a 8...) e in più bisogna anche dargli la giusta importanza.

    L'importante è che anche gli arbitri non saltino i passaggi intermedi tra il primo e l'ultimo livello, altrimenti si rischia quanto ho scritto.

    Poi, leggendo il tuo commento, mi hai "lucidato" un'altra questione rilevante, che è la distonia di livello tra l'arbitro e l'atleta. Se l'arbitro è di alto grado, cercherà inevitabilmente cose che l'atleta di basso livello ancora non sa.
    Ma forse questo è un buon punto, perchè si può trasformare in uno stimolo alla crescita profonda della pratica.

    Certo che mi piacerebbe un pò più di scambio di informazioni, a fine gara, tra atleti e arbitri, non le solite smancerie, ma parole importanti, dove l'arbitro si mette in gioco, ora si, faccia a faccia con gli atleti. ma questo è un altro mondo.

    ciao e grazie

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