Tutti noi sperimentiamo la fatica e la rigidità muscolare della mattina e la fluidità del tardo pomeriggio fino a sera; ma come si concilia questo con lo iaido?
Ecco la mia esperienza personale.
Durante la settimana, i due allenamenti che iniziano alle 19:30 sono perfetti, arrivo al Dojo con voglia, nessun morso della fame (argomento che richiede spazio a se) e corpo pronto all'uso. Vado avanti fino alle 22:30 senza nessun problema, le ginocchia rimangono calde, le spalle sono rilassate, e il controllo sulla spada risulta naturale. Anche se non significa niente, possiamo dire che "taglio di brutto".
Il lunedì sera invece faccio più fatica, iniziamo alle 21:00, fino a quel momento ho dovuto combattere con il languorino che il più delle volte mi fa cedere alla merendina, ho quasi sonno e generalmente poca voglia, ma poi mi riprendo in fretta, il corpo carbura e, dal li a poco, "taglio di brutto".
Accomuna entrambi le occasioni la scioltezza di lingua che "trifola" le orecchie dei compagni. Con essa anche l'ego parte per la tangente e non mi ferma più nessuno, alias "taglio di brutto".
Completamente differente la sensazione dei due o tre allenamenti mattutini, mi sveglio alle 6:10, sono al Dojo alle 7:15, ho attraversato la città ancora intenta ad alzare le serrande, camion della spazzatura che bloccano le vie e, d'inverno, buio e freddo che ti fanno pensare inevitabilmente ad una variante del profondo senso dello iaido, non già perchè lo faccio, bensì: ma chi me lo fa fare?!
In questo stato d'animo, con l'aiuto di un caffè gentilmente offerto da un amico di spada, e cercando di piegare delle ginocchia che vorrebbero stare in tutt'altra posizione, inizio ad estrarre la spada.
Quanto è fredda! Anche lei se ne vorrebbe stare dentro la sua bella saya di riposo, quella rivestita di lana verde, bella tranquilla, al buio e al calduccio.
La sua voce non esce subito, il contatto non lo sento naturale, devo controllare, sistemare le mani, tutto è più lento, faticoso, cervello e corpo scollegati, e la lingua che lascia spazio al silenzio.
In definitiva non taglio un cazzo. Eppure...
Eppure.
Il silenzio degli occhi, il silenzio del corpo, il silenzio della lama e il silenzio della mente, sono tutti insieme una sinfonia potente. Diventano loro, fusi insieme, il direttore d'orchestra che dirige la mia pratica migliore.
I tempi lenti sono naturali, o meglio, esiste una sola velocità che non è velocità, e pian piano una cosa sola prende il sopravvento e si sveglia come mai più succederà durante la giornata: la mente e il pensiero.
Non è una trascendenza, è bensì una naturale e spontanea condizione di piena concentrazione. Non dura molto, ma finalmente sperimento il piacere di avere il tempo di sentire il mio essere fisico e psichico, uscire, riordinarsi e prepararsi.
Questo è il mio fare iaido più bello.
dezz